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MOSTRA
“UNCONVENTIONAL”
di FABIO ANCORA
Sala Espositiva Graffiti (Via Latina n. 515)
Inaugurazione Sabato 18 gennaio 2025 ore 18.00
In mostra dal 18 al 27 gennaio 2025
INGRESSO LIBERO
Unconventional. Il contrario di “mainstream”, il termine in voga usato per significare tutto ciò che passa per i canali ufficiali. Ma anche l’indicazione di un percorso emozionale diverso, inusuale, che pretende di fare attenzione anche a chi non ha voce e troppo spesso diventa invisibile, ma invece esiste e resiste. Un percorso che tenta di coniugare la fotografia alla pittura, la scultura alle arti visive, toccando temi attuali e controversi, e cercando una sintesi complicata e originale tra linguaggi artistici vicini, ma apparentemente non sovrapponibili. Un’esperienza visiva nuova, che oggi l’autore, per la prima volta, ha il piacere di condividere con voi.
Dove va il genere umano? Esiste un futuro che possiamo immaginare? Mai come ora la vita si vive rimanendo connessi. Sempre on-line, e i tempi necessari a ricevere ed inviare ogni tipo di informazione, in qualsiasi momento del giorno e della notte, in ogni angolo del pianeta sono evaporati, cancellati da tecnologie che permettono lo scambio di dati, e persino della proiezione digitale delle nostre emozioni alla velocità della luce. Il paradosso però, è che siamo tutti più soli ed arrabbiati. Da più di trent’anni mi occupo di digitalizzare e progettare sistemi che trattano informazioni. È il mio lavoro. Anche per questo, non posso non vedere le cose per quello che sono. I contenuti veicolati sui social ed in Internet hanno progressivamente radicalizzato le opinioni, diviso le persone, perché gli algoritmi che li governano, propongono loro solo le informazioni che effettivamente si aspettano di vedere, impedendo l’elaborazione di giudizi ed opinioni mitigati dalla conoscenza complessiva e profonda degli argomenti, e dall’impossibilità di elaborare una sintesi che sia frutto di una mediazione. Il like (o dislike) che usiamo in maniera compulsiva sui social, è un semplice interruttore, e funziona esattamente come la logica binaria che governa il mondo dell’informatica: Uno/Zero, Vero/Falso, Acceso/Spento, Like/Dislike, appunto. Può un giudizio che riguarda argomenti complessi che condizionano profondamente la vita delle persone, essere ridotto a logica binaria? Qual è il motivo che, all’alba del nuovo millennio,ci fa privilegiare di nuovo l’arroganza, l’indifferenza, l’apatia, gli opposti estremismi, ed infine la violenza che oggi rischia di farci precipitare di nuovo in un abisso? Non abbiamo forse il bisogno, arcaico e profondo, di disconnetterci da questa prigione digitale, che cancella in modo indelebile la nostra intimità e ci costringe ad un mondo sempre meno umano, ma ritagliato su misura per noi? Un mondo fatto a nostra immagine e somiglianza, che però ci impedisce di vedere e capire davvero cosa c’è là fuori. La caverna nella quale ci siamo rinchiusi, e dalla quale non vogliamo uscire, diventa sempre più angusta e rischia di farci soffocare. Vogliamo perciò adoperarci per riattivare le nostre emozioni? Siamo ancora in grado di accendere la nostra empatia? Vogliamo davvero acquisire la consapevolezza che ognuno di noi non può che riconoscersi anche negli “altri” che oggi più che mai sono emarginati e respinti anche dall’uso strumentale della parola “noi”? Non abbiamo altra scelta. L’unica via che apre il futuro al genere umano non può che essere quella di comprendere le ragioni dell’altro, e di lavorare insieme per risolvere i conflitti e superare le sfide, difficili, che il progresso stesso ci pone davanti. Sono queste nostre radici. Le uniche. Sono quelle, antiche, che si sono formate attraverso i secoli e oggi risiedono nella nostra cultura e nella tradizione illuministica che apre finalmente ai diritti inalienabili delle persone umane. Le immagini pittoriche, fotografiche, e ibride, oltre agli altri lavori presentati in questa mostra, devono avere un linguaggio proprio, perché vogliono unire anziché dividere, e hanno l’obiettivo dichiarato di farci riflettere, per avere finalmente un’occasione per discernere, pur nella sua crudezza, la bellezza della realtà dalla coltre di nebbia artefatta che offusca sempre di più la nostra percezione del mondo. Questa mostra, in fondo è un tentativo per tornare a connetterci, ma fuori dagli spazi digitali. Usa la fotografia e la pittura, tenta di recuperare fino in fondo le nostre emozioni,di creare un luogo dedicato alla vita e alla condivisione autentica. Uno spazio vitale. E lo vuole fare insieme a voi.
FABIO ANCORA
www.fabioancora.eu
Fabio Ancora nasce a Lecce nel 1966. Dipinge sin dall’infanzia. Nel 2002 frequenta il corso di Reportage Sociale realizzato dalla Scuola di Fotografia Graffiti. Nel 2004 espone alcuni suoi lavori fotografici realizzati in Cisgiordania, insieme ad altri autori, nella mostra collettiva “The Land of Palestine” ospitata inizialmente a Roma, a Palazzo Valentini, poi itinerante in Italia e in alcuni paesi Europei che si conclude in Palestina, al Peace Center di Bethlehem. Alcuni scatti di quel lavoro sono contenuti nell’omonimo libro edito da Graffiti Press. Nel 2009 partecipa al Festival della Fotografia di Roma, esponendo alcuni scatti nella rassegna “Dimensione Massima 10X12”. Nel corso degli anni ha modo di affinare le tecniche pittoriche e quelle della lavorazione della terracotta. In questo ambito si avvicina anche alla lavorazione della pietra e ad altri linguaggi artistici. Allo stesso tempo alimenta la passione per la fotografia. In tempi recenti i suoi lavori sono finalizzati all’elaborazione di una possibile sintesi tra lavoro fotografico e pittura. Vive e lavora a Roma.