Unusual Visions, l’ultimo libro edito dalla Graffiti, il primo di Emiliano Pinnizzotto è un incredibile viaggio alle origini della civiltà indiana. Sorprendente perché l’autore conduce per mano i lettori alla scoperta di usi, costumi e credenze, semi sconosciuti. L’itinerario che Pinnizzotto propone, diviso in quattro capitoli diversi, è lungo percorsi poco battuti, nelle zone più impervie e inaccessibili dell’India, dove vivono tribù – come quella dei tagliatori di teste protagonista di una delle quattro sezioni del volume, – rimaste legate ad antiche usanze, preservate dal progresso e dalla globalizzazione dall’inaccessibilità della regione in cui vivono, il Nagaland.
Un altro capitolo è dedicato all’incontro con i Naga Baba, la massima espressione dell’ascetismo indiano. Uomini che decidono di lasciare ogni legame terreno per ritirarsi sull’Himalaya e condurre una esistenza informata alla introspezione. Immagini di impatto che lasciano interdetti, colpiscono. Ti offrono nuovi terreni di riflessione e conoscenza.
Il viaggio prosegue. L’occhio del fotografo, l’interesse dello studioso, conducono dentro le palestre dove si incontrano gli uomini che praticano il Malla Yudda, la tradizionale forma di lotta indiana. Portano a seguire le loro giornate di allenamento che iniziano all’alba, alle sedute di lotta su terreni appositamente preparati e considerati sacri. Ring rotondi o quadrati dove uomini muscolosi, e quasi nudi si combattono. Sorprendenti i volti di questa specie di giganti: espressioni sempre serene buone, profonde e forti. Nessuna minaccia nei loro sguardi, ma la forza dell’arte che praticano, che è ragione di vita.
E infine al confine con la Birmania, nel distretto di Mon specie di terra di nessuno, impervia e quasi irraggiungibile, crocevia per i trafficanti di droga, ecco i fumatori di oppio. In questi villaggi, racconta l’autore, un terzo della popolazione è schiava dell’oppio, il cui consumo è un rito che si vive insieme. I loro volti sono stravolti, gli sguardi assenti, allucinati, le membra rilasciate molli incapaci di reazioni.
Le immagini parlano da sole. Confuse nel fumo della droga, svelano una realtà di degrado umano, una piaga dimenticata dell’India. Qui sono le donne a lavorare e anche qui una nuova sorpresa: i loro atteggiamenti sembrano sempre sereni. Sapienti. Rassegnati.
Incontri forti, difficili pericolosi, persino. C’è da chiedersi quanto lavoro abbia richiesto entrare in sintonia e comunicazione con queste persone, nei loro luoghi, fargli accettare il tuo sguardo, le tue domande, la tua curiosità, e infine la macchina fotografica. Molti viaggi, molto studio, molto amore dietro Unusual Visions.
Dunque Unusual Visions è il racconto di una storia d’amore. Amore innanzitutto per la fotografia. Ma soprattutto amore per l’India. Lo confessa lo stesso Pinnizzotto nell’introduzione.
L’amore per la fotografia e il racconto fotografico traspare da ogni immagine. Tutte sono realizzate rigorosamente con luce ambiente. Niente flash, nessun mezzo così invasivo: solo l’occhio, l’obiettivo e la capacità di gestire il mezzo fotografico.
Infine Unusual Visions non solo è un reportage fotografico, è un libro di antropologia e di studio, un contributo alla conoscenza dell’India. È il valore aggiunto di questo volume, riconosciuto anche dal più importante museo etnografico italiano, il Museo delle Civiltà – Museo Luigi Pigorini che ne ha realizzato una mostra nel Salone delle Scienze.