Torna Paolo Sollazzo, il fotografo di “Dissolvenze”. E torna con una seconda opera anche questa volta pubblicata con GRAFFITI. “Mongolia – Taccuino di Silenzi” è il titolo di questo volume che contiene 60 foto a colori. Un titolo scelto ad arte, perché dà subito la dimensione e il senso di questo lavoro che ci accompagna negli spazi sconfinati di questa terra lontana.
Una vera passione quella di Sollazzo non solo per la fotografia e certamente non per la fotografia in senso tradizionale, ma per l’immagine suggestiva, evocativa, una passione che sembra essere solo e unicamente quella di comunicare una sensazione attraverso una immagine.
E infatti più sono forti le sensazioni, i sentimenti, più l’immagine è evocativa.. È questo il senso dello sfumato, della dissolvenza esagerata di queste opere dove i colori e le immagini più che fotografate sembrano dipinte. Colpi di pennello invece che pixel colpiti dalla luce, la stessa differenza che c’è tra la pittura realista di Corot o di Millet e l’impressionismo di un Monet. E infatti l’originalità di questo fotografo sta proprio nell’aver saputo stabilire questo legame insolito fra fotografia, pittura e impressioni, stati dell’animo.
La dimensione del silenzio è quella che prevale su tutto il resto, è quella che regna sulle immagini, anche quando queste ritraggono mandrie in movimento, o ancora di più spazi vuoti o uomini solitari in mezzo a uno spazio che pare infinito e indefinito.
L’immagine appena accennata, così lontana dal concetto di fotografia tradizionale, guadagna intensità nella forma e nel contenuto spostandosi da un piano puramente documentario a quello di una personalissima quanto esclusiva visione intima e onirica della scena fotografata.
Così Sollazzo torna a sorprenderci, ancora di più oggi per la scelta dei soggetti e dei luoghi, la Mongolia – uno dei paesi al mondo con la più bassa densità di popolazione – dopo quella Gerusalemme affollata di volti e persone, di credi e religioni.
Nel mare di silenzi e di spazi infiniti troviamo anche le riflessioni e i pensieri, che Sollazzo ha voluto annotare in un “taccuino” a completamento di questo suo percorso di sensazioni visive e stati dell’animo in questa terra lontana.
Graffiti – già Scuola di Fotografia di eccellenza, da dodici anni anche casa editrice di libri fotografici, ha creduto nel lavoro di Sollazzo, nella sua originalità e nel suo singolarissimo concetto di fotografia.