Alla fine ci ha lasciati anche lui. Dopo una lunga malattia è morto ieri Mario Dondero,
uno dei padri nobili della fotogiornalismo italiano.
Partigiano, giornalista ed infine fotoreporter di impegno civile Mario Dondero è stato per molti di noi un maestro. Intellettuale raffinatissimo, ricordo con affetto i nostri incontri nella sua casa di Parigi dove, quando mi era possibile, andavo a trovarlo e dove ogni volta avevo il privilegio di respirare quell’aria di grande umanità che emergeva dalle sue parole.
Mi piace ricordare le volte che mi ha chiesto di portare in Italia le sue immagini, mostrarle nelle redazioni dei maggiori quotidiani e magazine ai capi redattori o agli archivisti. A quei tempi la figura del photoeditor in Italia era veramente molto rara.
Mi piace pensare che anche io, in questo modo, ho dato un piccolo contribuito a divulgare, a far conoscere il suo straordinario lavoro.
Fotografie in bianco e nero, scattate in ogni parte del mondo, volti sconosciuti, volti noti.
Avevo il privilegio di poter ammirare per primo quelle immagini che trasportavo con cura nelle stesse scatole originali della carta fotografica che precedentemente avevano contenuto gli stessi fogli ma bianchi, vuoti, privi di qualsiasi immagine.
Oggi mi viene da pensare che se quelle stesse scatole fossero state acquistate da altri, quegli stessi fogli oggi non vivrebbero di quella vita che solo Mario ha saputo infondergli.